
CONDIZIONI CLIMATICHE E COMPATTAZIONE DEL SUOLO – LA SCELTA DI GOMMATI O CINGOLATI
Le macchine mobili, semoventi e cingolate hanno bisogno di motoriduttori epicicloidali specifici che garantiscano durabilità, affidabilità e potenza, con costi di manutenzione contenuti e bassa rumorosità. Le soluzioni proposte da Bonfiglioli e commercializzate da FP Trasmissioni in qualità di Service Autorizzato, sono progettate per soddisfare le più complesse necessità del cliente, sono personalizzabili con accessori e opzioni, e facilmente installabili.
I trattori cingolati pesano di più dei gommati, ma hanno un baricentro più basso e questo li rende particolarmente adatti.
Il cingolo è composto dalla ruota posteriore motrice e quella anteriore detta anche di rinvio contenute nel carrello portacingolo.
I rulli portanti, posti tra le due ruote principali, permettono al cingolo di scaricare al suolo il peso del mezzo in maniera omogenea e costante.
Oltre al blocco motore e alla postazione di guida, il corpo macchina del trattore cingolato, è costruito per poter ospitare anche gli agganci per i numerosi accessori, riservati a questo
genere di macchina.
Prove sul mais in azienda mettendo a confronto cingolatura gommata con pneumatici, hanno portato ai seguenti risultati:
- Le rese aumentano in media del 6,5% a favore dei cingoli gommati.
- Nello strato superficiale di suolo compreso tra 0 e 10 cm il compattamento è identico.
- Nello strato interessato dalle radici del mais (10-30 cm) il terreno lavorato con macchine dotate di cingolatura gommata presenta valori di compattamento nettamente inferiori.
- Grazie alla cingolatura in gomma, e quindi al minor compattamento del suolo, la preparazione del letto di semina risulta più agevole.
- Con gli pneumatici la velocità di avanzamento delle attrezzature deve essere ridotta e la profondità di lavorazione aumentata, per disgregare le zolle nella preparazione del letto di semina.
Si tratta, in estrema sintesi, delle conclusioni di una sperimentazione di pieno campo realizzata da facoltà universitarie. Lo studio promuove a pieno titolo le cingolature gommate, capaci di limitare uno dei principali problemi della nostra agricoltura che è il compattamento del terreno.
Il compattamento del suolo determina infatti la perdita di stabilità strutturale, la riduzione della macroporosità e la diminuzione dell’aereazione e della permeabilità dei terreni. Ma compattamento significa anche maggiori sforzi per le lavorazioni, maggiore usura degli organi di lavoro, più elevati consumi energetici.
Quando si inizia un’attività agricola o forestale, o quando si prevede di espanderne o rinnovarne una già esistente, sorge subito il dubbio di come organizzarne il parco macchine.
In questo articolo affronteremo un dilemma tecnico strettamente connesso all’impiego operativo delle stesse macchine e in particolare alle superfici del cantiere dove queste andranno ad operare.
Nella valutazione da fare, il tipo di utilizzo e il governo della coltura che intendiamo sviluppare e, soprattutto, la conformazione del terreno ci vengono in aiuto: da osservare in campo sono innanzitutto la superficie utile, la pendenza e il tipo di tessitura del suolo.
I cingolati sono sicuramente da preferire per forti pendenze (dato il baricentro più basso), per superfici ove occorrono raggi di sterzata molto ridotti (per asperità e per preferenze di tecniche colturali), per terreni che richiedono maggiore “grip” per la conformazione argillosa, fangosa o per lavori pesanti come erpicatura o rippatura.
La superficie complessiva di contatto dei cingoli con il suolo distribuisce meglio il carico del mezzo e degli attrezzi trainati o ad esso connessi. Ciò evita di danneggiare i lavori già effettuati e di compattare troppo le superfici rendendo di fatto più complicate le lavorazioni successive (ad es. la semina).
Di contro i trattori cingolati non sono utilizzabili su strade pubbliche senza suole di protezione in gomma, a meno che non abbiano già i cingoli gommati. Le velocità, a causa della loro struttura rigida sono inoltre ridotte, e fissate per legge a 15 km/h, mentre per i classici trattori gommati si attesta sui 35 km/h e più.
Se si hanno problemi di questo genere (necessità di ridurre i tempi di lavoro improduttivi e di trasferimento), meglio optare per i trattori gommati, che consentono infatti spostamenti agevolati pure su suoli pubblici e la possibilità di movimenti più veloci su più cantieri.
I trattori gommati possono essere resi più versatili anche grazie alle ruote gemellabili, ovvero accoppiabili tra loro tramite appositi distanziali di fissaggio. Ciò è fattibile sia con pneumatici uguali, sia con pneumatici con “disegno” diverso del battistrada, per sinergizzarne gli effetti, fino anche a usare pneumatici con raggio leggermente diverso per adattare il profilo orizzontale del mezzo alla conformazione della superficie in relazione alla lavorazione (andane, canali, solchi, etc.).
È possibile inoltre accoppiare ai tradizionali pneumatici anche elementi particolari, a seconda del tipo di suolo e di impiego operativo. Tra i più noti ricordiamo le gabbie metalliche, ma si possono trovare pure rulli pieni e ruote dentate per risaia o terreni costantemente allagati.
E’ disponibile in commercio, inoltre, una vasta gamma di articoli da accoppiare alle gomme, come ramponi, catene, o catene dentate.
Tramite l’affiancamento di due o più gomme, e riducendo la pressione di queste ultime, è possibile quindi ridurre al minimo il compattamento del suolo (aumentando la superficie di appoggio), e migliorare la stabilità fino ai livelli dei cingolati.
E’ il caso di accennare i danni relativi all’eccessivo compattamento del suolo:
– formazione di una crosta di suolo coesa e dura (anche in profondità) che impedisce alle radici di raggiungere liberamente la soluzione circolante;
– ostacolo al deflusso dell’acqua piovana con conseguente formazione di ristagni idrici;
– aumento dei fattori predisponenti (umidità eccessiva degli strati superficiali) di malattie fungine;
– mancata traslocazione degli elementi lungo il profilo del suolo: acqua, azoto, carbonio, altri micro-macroelementi rimangono immobili e spesso non disponibili all’assorbimento radicale.
La difesa del suolo, intesa nella sua accezione più propria, cioè la difesa della qualità della risorsa suolo e della sua funzionalità, dovrà essere alla base delle strategie che Europa ed Italia hanno scelto per superare la crisi economica e l’emergenza ambientale.
Al termine di eventi estremi si dovrà rivalutare la ripresa dello sfruttamento sconsiderato del suolo, con rispetto, valorizzazione e rigenerazione della sua capacità di fornire servizi ecosistemici per tutta la società, tra cui quello di laminazione dei deflussi idrici e conseguente riduzione del rischio di siccità e alluvioni.
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